Padre Gianni Criveller vive a Milano ed è professore del Seminario internazionale del PIME e direttore del Centro missionario del PIME di Milano e attualmente anche direttore della rivista del PIME “Mondo e missione”. E’ un teologo, storico e sinologo, cioè esperto di Cina, perché è stato appunto nella Cina Popolare, Macao, Hong Kong, Taiwan ed ha una notevole esperienza acquisita con le popolazioni dell’Asia. La sua riflessione sugli orizzonti della missione oggi inizia, esponendo che cosa significhi “missione” per la Chiesa.
La missione è un dono, cioè una cosa gratuita che porta gioia, perché essendo un dono non è necessario, è appunto una cosa inaspettata. Dal decreto conciliare “Ad Gentes” del 1965, si rileva che l’origine e il cuore della missione è la Trinità: “La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine.” (AG 2).
La missione non è più la propaganda della fede come nel passato, ma l’attività della missione è l’azione della Trinità nel mondo, per cui la chiesa è al suo servizio e non andrà in crisi. Non è un’attività conseguente del colonialismo, come si diceva una volta, infatti prima del 1965 la teologia missionaria era ancora antiquata. L’Ad Gentes fu scritto dal Card. Ratzinger e diceva che la missione “non è prendere qualcuno da un altro campo e portarlo nel nostro, ma è proprio un dono”. E oltretutto, essendo poi diventato Papa dobbiamo ancora di più crederci.
Nella missione vogliamo fare pulizia negli altri, pensando di essere superiori, invece dobbiamo portare un dono anche inutile. Infatti evangelizzare vuol dire “imparare dall’altro”. La fede è una bella notizia, un regalo, un dono e anche da chi non ha la nostra fede o la nostra religione, potrà nascere un bell’incontro, in cui reciprocamente ci evangelizziamo.
Tra l’altro missione non è proselitismo, dice Papa Francesco.
Prima i missionari andavano verso gli infelici o infedeli, come venivano chiamati i vari popoli da evangelizzare, ed erano termini sicuramente inadeguati. Ora dobbiamo essere certi che una verità c’è: la Fede è felicità. Anche con Gesù dovremmo innamorarci e non farne a meno, perché se uno è innamorato, non può fare a meno dell’amato. Ad es. la figura della Maddalena è stata rivalutata nel tempo: viene a sapere che Gesù è risorto e va a comunicarlo; come se fosse la prima missionaria. Infatti in Gv 20,16 si sente chiamare da Gesù, smette di piangere e anche lei da triste, gioisce e va a raccontare di aver visto Gesù risorto; diventa quindi la prima missionaria, apostola degli Apostoli.
Maria quindi non annuncia che Gesù è morto, ma inizia dicendo che Gesù è risorto.
Il movimento missionario nasce da quel mattino di Pasqua. Maria fu chiamata per nome da Gesù. Ognuno viene riconosciuto dal nome, perché nella Bibbia chiamare per nome significa dare vita.
La notizia bella va comunicata per poterla conoscere. Il missionario quindi esiste perché va ad annunciare con l’esempio qualcosa di nuovo.
Missione è anche “diminuire”: cioè non dobbiamo partire dall’idea che bisogna divulgare a tutti il cristianesimo, perciò non dobbiamo pensare a moltiplicare e a fare seguaci. Ma va narrato Gesù, senza aspettare successi, quindi la missione non va centrata su se stessi, su noi stessi, mettendo in ombra Gesù; nella missione dobbiamo far crescere Gesù e far diminuire il nostro “io”.
Missione è “cambiare”: dobbiamo essere disposti al cambiamento. Anche Gesù lo ha fatto, progressivamente partecipa al suo cambiamento nei tre anni di apostolato. Infatti, ad esempio, prima quando è stato importunato dalla cananea che voleva essere guarita, Gesù dice di no, perché vuole parlare al popolo di Dio in generale, ma poi si convince e ascolta e va in aiuto anche alle persone singole; e poi lei insiste e lui comprende che anche le minoranze valgono.
Non ci sono confini geografici, le persone ci possono cambiare: inculturazione del Vangelo; missione quindi è cambiare, cioè tradurre in lingua comprensibile a tutti, imparando ad adattarci agli altri.
L’incontro si è tenuto presso la Comunità di Villaregia di Nola il 9 marzo scorso. Presenti le diocesi della Campania, alla guida del Vescovo delegato per le Missioni S.E. Mons. Michele Autuoro.