Questo il messaggio che P. Gennaro Russo Ofm, Vicario diocesano per la vita consacrata, ha lanciato durante l’adorazione missionaria, tenutasi il 22 ottobre, come ogni anno, presso il Monastero delle Adoratrici perpetue del SS. Sacramento di Nostra Signora di Guadalupe e San Benedetto. Siamo alla terza edizione, un appuntamento atteso nell’ottobre missionario, dedicato in particolare alle religiose e religiosi della nostra realtà diocesana, ma che vede anche la partecipazione di laici impegnati. Con l’animazione delle giovani suore Adoratrici, dei Novizi francescani di S. Maria Occorrevole e la guida di P. Gennaro, il momento di preghiera è stato intenso e rigenerante, basato sul Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2020. Caratterizzato dall’importanza della “chiamata” e da una forte spinta vocazionale, ispirandosi alla vocazione del profeta Isaia: “Chi manderò?”, chiede Dio, “Eccomi, manda me” è la risposta di Isaia e che vuole essere la risposta di tutti coloro, che hanno preso coscienza della propria vocazione missionaria, che sta nel portare a tutti gli uomini l’esperienza dell’amore di Dio per tutta l’umanità ed essere tessitori di fraternità.
“Per tessere stoffa al telaio, sappiamo che c’è una parte fissa e una mobile, dove passano con la spoletta i fili colorati, che poi si intrecciano e formano il tessuto. E così è la fraternità” – ha esordito P. Gennaro nella breve omelia – “Cristo è la parte fissa, attorno al quale ruota tutto il nostro essere e l’appartenenza a lui. In uno scorcio storico come quello che stiamo vivendo, è importante costruire rapporti. Da domani in Campania dovremo muoverci tra una provincia e l’altra solo con un’autocertificazione, perché diversamente sarà vietato. Questo, come tutto quello che abbiamo vissuto durante il lockdown, continua a far venire meno le relazioni umane. Signore, ma tu cosa ci stai chiedendo adesso? Cosa vuoi? A cosa ci porterà questo periodo?” – continua il Presidente, ricordando che se da un lato ci sono difficoltà, dall’altro la Chiesa è sempre presente con la novità di Papa Francesco – “un Papa che ci invita continuamente ad “uscire”, una chiesa in movimento, che è chiamata a rinnovarsi. Ci sono i fondamenti della Chiesa, che sono la dottrina sociale e il magistero, che non possono essere cambiati, ma vanno rinnovati e visti con occhi nuovi. Qual è la nostra risposta alla Chiesa di oggi? Non può essere quella di 100, 50, 20,10 anni fa. Siamo chiamati al ritorno alla mensa, pane e vino che sono i segni dell’eucarestia, della fraternità, dell’appartenenza, dell’essere cristiani. A maggior ragione per i consacrati, perché prima di tutto siamo cristiani e poi religiosi o religiose. Nella diversità dei carismi, ognuno di noi è chiamato all’appartenenza. Nel tessuto, la trama e l’ordito, i differenti colori e lo spessore fanno diversità, ma sono nell’unità”.
E non a caso i segni eucaristici, sono stati inseriti quest’anno anche nel manifesto nazionale dell’ottobre missionario: pane, calice, Bibbia e croce, simboli della fraternità nella fede, insieme ai frutti della terra che rappresentano la fraternità e solidarietà fra le genti.
Nell’introduzione all’adorazione, da parte dell’ufficio missionario diocesano, il saluto e il ringraziamento ai partecipanti, ricordando che la preghiera per e con coloro che hanno deciso, in modo perpetuo, di dire “sì” al Signore ha una grande valenza, perché «La vita consacrata è dono alla Chiesa, nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa, è tutta orientata alla Chiesa». (S.E. Mons. J. M. Bergoglio, Intervento al sinodo sulla vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo, XVI Congregazione generale, 13 ottobre 1994).
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