Originaria di Santa Lucia di Piave (Treviso), nella Diocesi di Vittorio Veneto, Suor Maria De Coppi aveva scelto di seguire Gesù, consacrandosi come comboniana, preferendo la missione in Africa, per dare la sua testimonianza: era arrivata nella diocesi di Nacala, nell’estremo nord del Mozambico, nel 1963. Il 7 settembre scorso è rimasta vittima in un agguato terroristico, proprio nel luogo che era diventato la sua casa.
«Sono entrati nella casa delle suore missionarie Comboniane – ha scritto in un comunicato a “Popoli e missioni” suor Enza Carini, segretaria generale delle Comboniane – hanno ucciso una sorella, suor Maria De Coppi, italiana, distrutto e incendiato la chiesa, la casa delle Sorelle, l’ospedale e le macchine della missione. Le altre due sorelle della comunità, suor Eleonora Reboldi, italiana e suor Angeles Lopez Hernandez, spagnola, sono riuscite a scappare e a nascondersi nella foresta, insieme ad un gruppo di giovani ragazze e stiamo cercando di farle evacuare quanto prima, attraverso l’aiuto dei Missionari Comboniani e dell’Unità di Crisi della Farnesina».
Sono scene raccapriccianti, se solo pensassimo che stavolta non si tratta di un film, ma della cruda realtà, che ancora in tante parti del mondo si riscontra quasi quotidianamente, spesso sottaciuta. E’ risaputo che all’attenzione dei media risalta maggiormente quella che il Papa, nella scorsa udienza, ha definito ormai la “terza guerra mondiale”, generata dal conflitto russo-ucraino. Ma in modo permanente esistono oltre 30 conflitti nel mondo, di cui non si parla più, ma che continuano a fare stragi di civili, donne, bambini e anche di religiosi/e e sacerdoti fidei donum.
Da circa cinque anni, il Nord del Mozambico è devastato da gruppi armati di ribelli, che sfuggono al controllo dell’esercito e che si sono installati nella baia di Pemba, sull’Oceano Indiano, ricca di giacimenti di gas. L’agguato del 7 settembre scorso diventa preoccupante, perché rileva che i terroristi si sono spinti più a Sud e in un territorio che finora era “off limits”, aggravando così le condizioni di sicurezza in tutto il Mozambico; un affronto, forse riconducibile alla recente celebrazione dei trenta anni degli accordi di pace che il cardinal Zuppi ha celebrato a Maputo il 12 agosto scorso. Il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha infatti contribuito negli anni ’90 al processo di pace in questo Paese, conclusosi con la firma dell’Accordo Generale di Pace il 4 ottobre 1992. Le preoccupazioni dei Vescovi mozambicani per l’avanzata degli jihadisti sono condivise da quelli del Sudafrica, Botswana, ed Eswatini della SACBC (Southern African Catholic Bishops’ Conference) che, nel loro messaggio di condoglianze, hanno auspicato che il sacrificio di suor Maria non sia stato vano e contribuisca a tenere alta l’attenzione internazionale.
Questo stato di terrore e morte, seminato dai terroristi in varie zone del mondo, si scontra con le tante iniziative e campagne che l’ONU continua a realizzare per il progresso, come ad es. quella che si ricorda oggi, 12 settembre, la Giornata internazionale per la Cooperazione Sud-Sud, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2003, per la promozione e l’attuazione della cooperazione tecnica tra i paesi in via di sviluppo, offrendo loro opportunità vitali, per raggiungere la crescita economica e lo sviluppo sostenibile.
In una realtà mondiale globalizzata, la Chiesa da sempre invia i suoi figlie e le sue figlie “ad gentes”, in una missione alle genti che non ha confini, che assume i colori delle persone accolte, diventando ovunque cittadini del mondo e mettendo radici inestirpabili.
Oggi suor Maria avrebbe festeggiato il suo onomastico, insieme alla sua comunità. Invece i suoi amati fedeli andranno ad onorarla sulla sua tomba, perché è lì che ha voluto rimanere, da testimone di Cristo fino a dare per la fede la sua vita.
L’articolo su Clarus