E durante la pandemia … “Non lasciamoci rubare la fraternità”
Le Giornate di spiritualità missionaria di Assisi 2020 per rinfrancar e lo spirito e ri-partire ...
«Un appuntamento importante , irrinunciabile anche in tempo di Covid. Anzi. Proprio ora è il momento di sentire che siamo tutti “Tessitori di fraternità” come recita lo slogan della Giornata Missionaria Mondiale». Così don Giuseppe Pizzoli, direttore generale della Fondazione Missio, spiega il significato della 18esima edizione delle Giornate di Formazione e Spiritualità missionaria che si sono svolti quest’anno per la prima volta in collegamento on line dal 27 al 30 agosto 2020. Infatti molti missionari che sono all’estero hanno chiesto di poter avere accesso, questa è una novità che può essere uno spunto per cercare nuove strade future per questo tipo di proposta formativa e di spiritualità missionaria». Si sono iscritti circa 200 partecipanti, tra i quali la sottroscritta.
Il tema è quello del prossimo ottobre missionario “Tessitori di fraternità”, più che mai attuale nella situazione dell’emergenza Covid, che ci ha costretto, spiega don Pizzoli «al distanziamento tra le persone mentre ora dobbiamo ricordarci che il Vangelo ci invita a tessere relazioni umane. E’ questa una nuova sfida missionaria che deve puntare alla verità della testimonianza e dello scambio tra fratelli e con i “gentili”, a quanti appartengono ad altre religioni o non conoscono ancora il nome di Cristo. Dialogo e annuncio richiedono l’impegno a scommettere sul rapporto con l’altro, con la persona, per ricostruire un tessuto umano nuovo, con uno spessore più profondo e significativo». L’impegno di essere ogni giorno “Tessitori di fraternità” è stato sviluppato durante le giornate di Assisi su vari piani: biblico, sociologico, pastorale, culturale ed economico, grazie alle relazioni di esperti e studiosi dei vari campi. (cit. dal sito Missio Italia)
Diario di bordo
Giovedì 27 agosto – Non lasciamoci rubare la fraternità
Saluti e introduzione di Don Giuseppe Pizzoli, direttore nazionale fondazione MISSIO
Lo scorso anno, l’ottobre missionario è stato il mese straordinario dedicato appunto al motto “Battezzati e inviati”. Per far conoscere il messaggio di Gesù adesso ci vuole la fraternità, quindi noi battezzati siamo inviati come tessitori di fraternità. Messaggio molto valido proprio al tempo della pandemia, che già ha permesso in qualche modo di riscoprire l’importanza delle relazioni e quindi della fraternità.
Lectio – La fraternità nella comunità cristiana delle origini (Atti degli apostoli)
Mons. Augusto Barbi – biblista docente presso l’Istituto di scienze religiose a Verona
La fraternità non è un dato scontato. Studiamo la fraternità delle comunità delle origini. Un primo aspetto che emerge è che si presentano i tratti tipici della fraternità. Senza quest’esperienza, non si crea fraternità nella comunità, nella impostazione offerta da Luca: “convertitevi, battezzate e ricevere dello spirito Santo”.
Vediamo quattro esperienze: ascoltare l’insegnamento degli apostoli, unione fraterna, frazione del pane, preghiera. Davanti al Padre nella preghiera ci si deve presentare come fratelli: essa ci edifica nella fraternità. Con Letizia perché in questa assemblea culturale sentono l’esperienza della salvezza, che diventa fonte della gioia cristiana. La fraternità è il primo fattore di missionarietà.
Tessitori di fraternità. La sfida
Don Armando Matteo – docente Pontificia Università Urbaniana di Roma
Dall’Enciclica Evangelii Gaudium numeri 87 e 93, Don Armando inizia la sua relazione con una profonda indagine sociologica del secolo scorso, fino ad oggi, analizzando le varie invenzioni dell’uomo, le epoche storiche con avvenimenti importanti (ad esempio il 68, l’uomo sulla luna il 69, la caduta del muro di Berlino, le torri gemelle e così via). Tutto fa presagire un ripiegarsi in un individualismo. Il filosofo Friedrich Nietzsche diceva che Dio è morto: volendo significare che Dio non era necessario.
Oggi con preferire termini come iPhone, iPod, facciamo capire che io è preferibile al noi, essendo così incisivo un individualismo. Papa Francesco nell’enciclica presenta la problematica come una sfida: non lasciamoci rubare la comunità.
Venerdì 28 agosto – Radici della fraternità
La comunità cristiana delle origini genera fraternità
Mons. Augusto Barbi, biblista – l’essenza della fraternità e la carità.
Tessitori di fraternità. Le radici allo stile
Mons. Ezio Falavegna-docente facoltà teologica del Triveneto
Si analizza il n. 179 dell’enciclica di Papa Francesco E.G.: il Vangelo della fraternità. È una conversione permanente nello stile della pastorale. Le radici: da dove partiamo con la fraternità. Nel “Padre nostro” Matteo dice “padre”, ma anche “nostro”: noi siamo figli di un Dio “Abba” e quindi siamo fratelli.
La fraternità è quindi un dono. Il padre nostro è una preghiera di comunione. La paternità di Dio è generativa di fraternità e si vede nella qualità di vita della comunità.
Al 274 dell’enciclica, per condividere la vita con la gente dobbiamo riconoscere che ogni persona e degna della nostra dedizione, perché è opera di Dio. Riflette quindi la sua gloria. Se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita.
Trasformiamo l’estraneità in una spiritualità e ospitalità reciproca.
Lo stile: come tradurre questa fraternità.
Primo stile: per vivere la fraternità occorre nutrire il piacere per la vita di tutti;
secondo stile: 88 EG.: correre il rischio dell’incontro dell’altro. Incontro dell’altro e essere grazia per l’altro consiste nella passione per Dio.
Terzo stile: essere custodi della fraternità, per suscitare la fiducia nella vita; benedizione dell’altro.
Quarto stile: costruire comunità di fraternità. G. S: chiunque segue Cristo che è uomo perfetto diventa più uomo.
Quinto stile: lasciarci dare forma a quello che può farci costruire la fraternità.
Papa Paolo VI, nella sessione conclusiva del Concilio Vaticano II, diceva: “La religione del Dio che si è fatto uomo si è scontrata con la religione dell’uomo che si è fatto Dio.La chiesa si è dichiarata l’ancella dell’umanità.
(Ai partecipanti online è stata data la possibilità di fare domande tramite whatsapp) Alla domanda: la fraternità presbiterale spesso non si evidenzia nel clero, nonostante noi laici cerchiamo di impegnarci.
Risposta di Don Ezio: Papa Francesco dice anche lui questa cosa, e vuole anche lui la fraternità presbiterale; vanno interpellate anche le comunità formative che preparano al presbiterio, perché tutti possano fare lo sforzo per cercare di stare insieme. Lui esprime la sua esperienza: vive in canonica con altri quattro sacerdoti, anche stranieri, come senso di comunione e di aiuto alla loro comunità. È possibile se ne sentiamo noi l’esigenza.
Sabato 29 agosto – Una fraternità possibile
Lectio – L’annuncio cristiano allarga la fraternità
(At 8,26-40) passo che riguarda l’eunuco. L’eunuco presente in questo passo è una persona ricca, ma emarginata per la legge ebraica; non partecipa nemmeno all’assemblea. Alcuni riferimenti nel Deuteronomio e in Isaia cercano di aprire una speranza all’eunuco, che cerca Dio e vuole essergli fedele e gli sarà concessa la salvezza.
L’eunuco era anche etiope (dalla pelle scura) emarginato due volte; perché i romani tenevano fuori quelli oltre l’orbem terrarum. Infatti incuteva timore e diffidenze. Però per gli ebrei questi popoli avrebbero avuto la possibilità di salvezza. Anche dal punto di vista sessuale era emarginato. Quindi la sua esclusione dalla società e la polivalente: sessuale, razziale, culturale, geografica: persona marginale. Considerando questo passo ci deve aiutare l’interpretazione. Infatti l’ermeneutica ossia interpretare questo passo ci aiuta a capire che chi annuncia deve interpretare.
Gesù umiliato come pecora condotta al macello rappresenta la persona a cui è stata tolta la giustizia; ma Dio, proprio per questo, lo può salvare (vedi anche Isaia).
L’eunuco si pone la domanda, perché Gesù è stato salvato e quindi come possa essere salvato anche lui. E lui non può procreare, non può avere una discendenza e allora l’eunuco crede che anche lui possa essere salvato. E Filippo dà significato, da rilevanza alla parola. Altra considerazione: c’è il termine impedire. Perché l’eunuco è impedito a ricevere il battesimo? È lui che lo chiede. Perché spesso gli apostoli, per pregiudizi, impedivano di fare avvicinare le persone a Gesù; ad esempio i bambini, perché persone che erano ai margini della salvezza.
Così lui viene battezzato, continua con gioia la sua strada.
Tessitori di fraternità. Una lettura teologica
Prof.ssa Giuseppina de Simone, docente Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Napoli
La fraternità è universale, vediamo la dimensione universale della fraternità. La mia riflessione sarà ai fondamenti e ciò che rende possibile la fraternità; la teologia che, in dialogo, si intreccia con altri saperi dell’uomo. Affrontiamo tre passi: da dove; verso dove; come e cioè a cosa può tendere la fraternità. La fraternità ci appartiene coincide con il nostro marchio distintivo, marchio dell’essere umano e in modo universale appartiene ad ogni uomo.
Da dove viene? La radice, come diceva Don Ezio, la fonte inesauribile e permanente è anche la fonte del nostro stesso essere. Siamo fratelli, perché siamo figli nel Figlio, perché viviamo la vita di Dio, che è comunione, in cui siamo immersi in Gesù (lettera ai galati: se stato crocifisso…)
Verso dove?
Verso gli altri, verso la comunione: segno dell’unità, che non schiaccia le differenze, ma le rispetta; verso la vera comunione che è rappresentata dal regno di Dio.
Come tendere alla fraternità?
Dono gratuito, primato della grazia. Il documento di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019 sulla fratellanza: grazia e responsabilità degli uomini, Grazia divina che rende fratelli gli uomini.
Enciclica è G. 117, unità non è uniformità, ma multiforme armonia, della giustizia e della misericordia.
Tessitori di fraternità. Per una società e una economia solidale
Suor Alessandra Smerilli – docente facoltà Auxilium
E’ una relazione culturale ed economica. Per lei la società è economia solidale. Analizza tutto ciò che è accaduto durante la pandemia: agricoltura, lavoro che scarseggiava, manodopera carente, donne che lavorano nel mondo a tutti i livelli, violenza aumentata. Divari economici tra le azioni delle società, a livello economico e fiscale. Lei fa parte di una task force, che studia le dinamiche della pandemia, anche a livello della Chiesa.
In campo sanitario ha fatto un rapporto per la spesa del mondo e gli Stati hanno speso più nel campo sanitario, rispetto al Pil, anche se si dice il contrario. Però hanno speso, ma speso male, perché hanno investito altrove e con metodi personalizzati privati, mentre l’ambito statale è stato sottovalutato.
Comunque bisogna lavorare insieme, essere solidali, perché in una vicenda come la pandemia la solidarietà deve essere esemplare, perché chi sarà ricco rimarrà tale, ma potrà aiutare i Paesi poveri e l’economia potrà così diventare solidale.
Paradossalmente, quando le dicono perché si occupa di economia anziché di evangelizzazione, risponde: perché no? Perché io non posso mettere a disposizione quello che so, entrando anche in argomenti quali l’economia, di cui un cristiano non può non sapere. Anche questo è lavorare per il bene comune.
Dalla LS di Papa Francesco: bene comune, ecologia integrale, stili di vita.
Come cristiani, dobbiamo far sentire la nostra voce in questi argomenti per essere testimoni. Infatti da un po’ di tempo alcune ottime riflessioni vengono da economiste donne, che non sono ingenue, ma invece più sensibili ad un’economia più inclusiva, rispettosa della terra. Varie donne sono stati premi Nobel per l’economia.
La pandemia ci pone di fronte ad un’esigenza: aver bisogno l’uno dell’altro. Il termine “bene comune” sta diventando più vicino per farne sentire maggiore responsabilità, genernando comportamenti collettivi efficaci per il bene di tutti. Economia, le finanze, i mercati devono tenere conto per non sottrarre ricchezza al bene comune. Un’impresa non deve pensare a se stessa, ma al bene della collettività.
Poi spiega come è costituita la Commissione Covid della Chiesa, di cui lei fa parte.
È stata voluta da Papa Francesco nel periodo del Covid così costituita:
1-Chiesa locale-emergenza Caritas-fondi
2-analisi e riferimenti a economia, ecologia, salute e sicurezza internazionali, cattolici e non
3-comunicazione-dicastero che divulga comunica
4- Segreteria di Stato, per i rapporti diplomatici
5-raccolte fondi.
Tutti e cinque realizzati per il problema della pandemia, mettendo insieme tutte le risorse e competenze.
Suor Alessandra coordina la task force del secondo. E stanno puntando molto soprattutto sul lavoro, anche con collegamenti all’estero con l’Università Georgetown statunitense ad esempio.
Infatti si è realizzato un importantissimo incontro internazionale sull’economia e l’ecologia: circa 500 giovani amministratori delegati che potrebbero lavorare per la pandemia e per la ripresa.
Papa Francesco infatti ha cercato di far coinvolgere più di 2000 giovani economisti al di sotto dei 35 anni, provenienti da 120 paesi del mondo per creare un nuovo stile di economia, evento realizzato ad Assisi e sono ricercatori, imprenditori e change makers.
Alla domanda su whatspp: Considerando il fatto che lei si occupa anche delle Setimane Sociali dei cattolici, che ci sarà nel 2021 a Taranto, i politici ne tengono conto?, la sua risposta è stata:
Lei si occupa delle settimane sociali a partire da quella di Reggio Calabria. In seguito il Ministero del lavoro ha fatto anche dei tavoli relativi; anche l’Unione Europea ha iniziato un dialogo con la Chiesa, avevano fatto delle proposte concrete ma poi cambiano le persone e quindi bisogna cominciare daccapo. Lei è stata nella task force del ministro Bonetti, con persone che non sono abituati a dialogare con il nostro mondo e si meraviglia anche che ci sia una suora al tavolo di concertazione. Si è trovata molto bene e di solito a volte siamo noi che dobbiamo aprirci a queste realtà.
Domenica 30 agosto – Tessitori di fraternità. L’episodio del cieco di Gerico
Don Nicola Agnoli, docente Studio Teologico San Zeno di Verona
Quella del cieco di Gerico è da considerarsi un’icona biblica per il mese missionario.
Inquadriamo il testo in un panorama biblico più ampio. La cecità nell’Antico Testamento aveva ricadute sociali: intesa come punizione data da Dio a livello metaforico, chi non osservava la legge di Dio era come un cieco (Deuteronomio e Levitico).
Nei libri Sapienziali Dio interviene, perché restituisce la vista ai ciechi. Chi era cieco, incapace di vedere, era inviso socialmente, era un’emarginazione, anche religiosamente per il popolo di Dio. Cecità e peccato sono versioni più moderne. Nel Vangelo “chi ha peccato, perché nascesse cieco? Lui o i suoi genitori?”. Ma Dio cura, non punisce.
Luca 4,18-19: il peccato coincideva con la lontananza da Dio.
Nel Brano di Marco (8,27 fino a 10,52) si comincia con “Chi dice che io sia…”… c’è il cammino di Gesù verso Gerusalemme. Un’altra guarigione nei Vangeli è quella del cieco di Betsaida. Poi Bartimeo.
La cecità assume un significato simbolico, ossia comprendere o non comprendere Gesù: chi lo segue si fa servo, rende con la propria vita un dono per la comunità; chi non lo fa è come se fosse cieco, diaconia di fraternità e di esclusione.
Il percorso che culmina col cieco Bartimeo fa svelare il senso della comunità, per farsi servo degli altri.
Scene del racconto:
1 – salita a Gerico: punto di arrivo-partenza per il senso della vita per Gesù percorso spirituale; chi lo segue è allenato a fare questa salita, non individuale, ma come guida ai discepoli e alla folla che lo segue.
2 – incontro con Bartimeo: cieco e mendicante, sta per strada in solitudine, emarginato sociale. Non poteva accedere alla città santa, escluso da tutto. Mendicante, quindi con mano tesa ed eleva un grido di aiuto a Gesù per salvarsi. Percepisce il suo passaggio e dice “Figlio di Davide, abbi pietà di me”, lo riconosce nonostante non veda. Esprime, con questo gesto, la sua fede.
Gesù si ferma, passa dalla folla anonima che lo segue e che vuole soffocare questo grido di Bartimeo.
Gesù parla alla folla, perché ha una logica mondana e non di servizio. La svolta avviene con un’azione-non azione: si ferma, interrompe il cammino, per far comprendere il cambiamento, mettendo in risalto il grido di Bartimeo.
Lui non può arrivare alla città santa, se non comprendono il vero senso del suo cammino e quindi rende missionaria la folla anonima.
Il discepolo è colui che, liberandosi dei pesi, si risolleva e rinasce a vita nuova (coraggio, alzati) e testimonia, tessendo fraternità con relazioni inclusive degli emarginati. (Parola buona della folla)
Gesù si rivolge a Bartimeo (parola buona di Gesù) “cosa vuoi che io faccia per te?” Vedere di nuovo-guardare con occhi nuovi, metaforicamente, vedere con occhi del regno, per gli altri.
Va, la tua fede che ha salvato. Dopo ritrova il senso di appartenenza ad una comunità e quindi si sente nuovamente “educato” e discepolo della comunità.
Don Giuseppe Pizzoli, direttore – Conclusioni delle Giornate spirituali 2020
Dobbiamo rinverdire il nostro discepolato. Attraverso queste giornate di formazione, abbiamo fatto un cammino.
Teniamo in evidenza l’inizio del percorso, dalla situazione antropologica e sociologica di Don Matteo; Dio è morto, ma anche il prossimo. Io solitario, individualismo. Parlare di fraternità è fuori moda. Viviamo un’idea dell’ affascinante apprezzamento del proprio “io”. Se rimane solitario è negativo, ma se l’io viene educato in un percorso che diventa comunitario, può essere positivo. Non è sufficiente vivere insieme per essere comunità, ma ci vuole una missione della comunità e diventa fraterna; cerco prima il bene dell’altro e poi si riflette per il mio bene. Mistica del Vangelo.
Noi siamo chiamati, come animatori missionari, a essere tessitori di fraternità nella comunità ecclesiale, sfida del nostro tempo. Le parrocchie spesso sono considerate come centri di servizi e a volte anche centri ricreativi, ma non sono così; se invece c’è la conversione alla fraternità, verso tutti, costruendo verso le marginalità, modellandosi sulla parola di Dio (da questo vi riconosceranno) saranno essenza del vivere missionario.
Chiesa in uscita, anche verso il mondo. Fraternità che deve contagiare al di fuori, anche i non credenti, la società civile, l’ambito economico, tecnologico, culturale, tutto per il bene comune.
L’Italia non vive una solidarietà al suo interno come governo, da parte degli altri Stati, ci ricordava suor Alessandra.
Bisogna rispolverare un atteggiamento profetico, anche di denuncia, se si ledono diritti altrui; Egli annunciò, per rendere testimonianza positiva di una fraternità condivisa
Tessitori di fraternità equivale a impegno, stile di vita.
Dalla mia esperienza di missionario per 10 anni in Brasile e cinque in Africa, posso dire che il missionario all’estero è facilitato alla fraternità. E questi sono per noi esempio della loro esperienza.
Riprendiamo le vie:
– dell’umiltà (servire non comandare)
– dell’accoglienza reciproca (voglia di incontrare gli altri)
– del dialogo (ascoltare prima di parlare)
– della giustizia (per non creare differenze sociali)
– della misericordia (col cuore aperto)
Dalle domande fatte in questi giorni sono emerse varie problematiche soprattutto per quanto riguarda il divario fra preti e laici. Dico così di superare quest’antagonismo, cercare di fare comunità con gli altri per essere veri testimoni e tessitori di fraternità.